Aspettando il 14 febbraio: “La Prima Ora del Giorno”
Manca poco, pochissimo. Tra meno di due mesi si realizza un grande sogno: il 14 febbraio esce in libreria La prima ora del giorno, il mio primo romanzo edito da Giunti.
Un romanzo che ha molto a che fare con me, perché racconta la storia della mia “iaià”, parola greca che significa nonna.
Si chiamava come me: Anna, e quella che conoscerete nel libro è lei, al cento per cento. Non una virgola di più, né una di meno.
Se c’è una persona che devo ringraziare per prima (e ce ne sono molte) è senz’altro mia mamma. Erano anni che insisteva: “Devi scrivere la storia della nonna!”. Cosa a cui rispondevo (pure scocciata) con un secco “no”. Mi chiedo ancora oggi il perché. Forse non ero ancora matura per scriverlo. O forse era per il mio modo di prendere tutto con (auto)ironia e leggerezza.
Perché ero consapevole che la storia della nonna avrebbe richiesto impegno, e perché sapevo sarebbe stato qualcosa di molto profondo, di intimo. Una storia da scrivere con il cuore in mano e senza riserve. Quindi difficile, oltre che personale.
Mia nonna Anna nacque nell’isola di Rodi, in Grecia, la Vigilia di Natale di tanti anni fa. Che peccato non sia più qui: sarebbe bello vederla sfogliare la sua storia.
Era una nonna estroversa, lei. Istrionica, sempre con lo smalto rosso alle unghie, tante gonne che indossava per andare a ballare al circolo e due gambette magre come grissini e dritte con cui andava dappertutto. Mai però, nella sua vita, ha dimenticato la sua terra, che ha lasciato alla fine della Seconda Guerra Mondiale, nel 1946.
Quella terra lontana, che mi ha raccontato così tante volte, dove al profumo del mare si fondeva quello degli aranci nei giardini nascosti, che sembravano dei paradisi terrestri; e quello dei datteri dolci e succosi che riposavano sulle palme, in attesa di essere colti. Lì il sole ricopriva tutto di una luce dorata, mentre su ogni arco, su ogni porta, in ogni angolo, in ogni piazza c’era una bouganville o una pianta di ibiscus.
La nonna mi raccontava sempre della sua vita lì. E raccontava anche della Guerra, che lei ha vissuto in prima persona. E da molto vicino, dato che dei giovani soldati tedeschi, che in fondo erano solo dei ragazzi presi e spediti al fronte, vivevano sotto il suo stesso tetto.
In questo libro ho riportato fatti storici, cose che in pochi sanno su cui mi sono documentata, ma che accaddero proprio lì, in quella bella e dolce isola che ricordiamo solo quando dobbiamo scegliere la meta delle vacanze. Fatti che ancora faticano ad emergere, ma che dovevano, per amore della verità, essere raccontati.
E poi ci sono quelle tessere del puzzle, di cui una ancora oggi mancante, che riguardano la storia della mia famiglia e che ho custodito dentro di me fino a fissarle, pagina dopo pagina, in quella storia che è diventata La prima ora del giorno.
Pensare che questo romanzo io non lo volevo scrivere. Salvo accorgermi, alla fine, che è forse proprio quello che dovevo scrivere.
Anna Martellato © copyright, all rights reserved
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