Richard Dawkins: “Insegniamo la biologia ai bambini o i fanatici distruggeranno tutto”
L’evoluzionista più famoso spiega la lotta ai fondamentalismi “Con i video su YouTube dimostro che essere laici è bello”
L’Islam fondamentalista e militarizzato, il dogmatismo della Chiesa cattolica romana e il cristianesimo fondamentalista che si diffonde dagli Usa. E poi i tanti politici dell’Occidente privi di formazione scientifica. Ecco le incarnazioni dei pericoli che minano la scienza e la società, secondo Richard Dawkins.
Istrionico e provocatorio, il biologo, zoologo e divulgatore di fama mondiale, oltre che saggista e attivista in nome della ragione laica e dell’ateismo, Dawkins ci accoglie con garbo molto british prima del taglio del nastro della mostra «Ex Africa» dell’amico Jonathan Kingdon, allestita per la prima volta in Italia al «Muse» di Trento.
Professor Dawkins, lei è spesso al centro di polemiche a colpi di tweet che hanno fatto il giro del mondo. Una delle ultime sostiene che «Partorire un bimbo down è immorale»: ci spiega quali sono, secondo lei, le ideologie oggi più pericolose?
«Il cattolicesimo romano. Un’altra è l’Islam militarizzato, che, forse, al momento è la più grande forza del male, mentre la Chiesa romana è la seconda».
Due «Forze del male»? È sicuro di poter mettere sullo stesso piano le due religioni? Perché pensa che fede e scienza siano incompatibili?
«Oggi c’è un fondamentalismo che arriva dagli Usa: è l’ideologia cristiana. In Europa non è un fenomeno così grave come lo è in America, ma sta già minando l’educazione scientifica e soprattutto il mio settore, la biologia. È un campo importante e oggi particolarmente interessante ed eccitante che tutti i bambini dovrebbero studiare».
Che cosa pensa di Papa Francesco?
«Sembra aver fatto molti progressi rispetto ai predecessori, ma potrebbe essere un lupo vestito da pecora: mi serve più tempo per capirlo, però sembra essere veramente simpatico. La Chiesa cattolica romana è stata, in molti modi, una forza del male nel mondo, come è avvenuto con i temi della contraccezione e dei preservativi. Quindi, se parliamo di Africa, la Chiesa cattolica ha avuto delle immense influenze negative nel convincere molti africani che c’è qualcosa di sbagliato nel ricorrere ai preservativi. E, invece, sono la protezione contro l’Aids, che in Africa ha le dimensioni di un’epidemia. Per quanto simpatico Papa Francesco può sembrare, resta comunque fermo su queste posizioni e anche in merito a contraccezione e aborto».
Lei ha creato una fondazione, la «Foundation for Reason and Science», che promuove l’idea che scienza e ateismo debbano andare di pari passo. Non è anche questa una forma di fanatismo?
«Il primo obiettivo della Fondazione è il progetto portabandiera “Openly secular” (apertamente laico, ndr), in particolare in America. Lì è difficile per le persone non religiose essere elette. E in molti Stati è difficile perfino ammettere di non essere religiosi. La nostra campagna serve a rendere rispettabile l’essere laico, non credente. Cerchiamo di convincere – devo dire con successo – persone normali e celebri a girare dei brevi filmati che carichiamo su YouTube. Il messaggio è: “Sono un guidatore di taxi, sono un cameriere, sono un avvocato, sono un dottore… E sono apertamente laico».
Biodiversità è un termine entrato nella lingua comune e per il quale lei si batte da tempo: come la si protegge?
«È una questione sulla quale sono molto appassionato. Anche per ragioni estetiche e personali credo sarebbe tragico se perdessimo l’enorme ricchezza di flora e fauna del mondo, specialmente in Africa, che è il continente-madre dell’umanità, oltre a essere il luogo dove io e Jonathan siamo nati. Le specie non sopravviveranno, se le diversità dell’ambiente non verrà preservata».
Cosa può fare la scienza?
«Dobbiamo capire cosa sta succedendo e le relazioni tra piante e animali, piante e piante, animali e animali, oltre a funghi e batteri, sono molto complicate. Non puoi proteggerli tutti, se non sai cosa stai facendo, e per sapere cosa stai facendo ci vuole la ricerca. Molta ricerca e a lungo termine».
Al centro della mostra c’è una statua di Kingdon che glorifica la maternità. Cos’è oggi la maternità? Un ostacolo, un desiderio, una frontiera?
«Quella scultura comunica molti aspetti della maternità: c’è un feto all’interno, vedi il cordone ombelicale, e poi il cuore e il seno e c’è una sorta di onnicomprensiva sensazione di protezione. La maternità, oggi, è un problema: le donne che vogliono unire il desiderio di maternità con quello di una carriera devono destreggiarsi tra l’uno e l’altro. È un dovere della società fare ciò che è in suo potere per aiutarle e far sì che riescano a conciliare la carriera, soddisfacendo le loro capacità intellettuali, con la possibilità di essere madri».
Scienza e tecnologia ci permettono di manipolare la vita e anche di cambiare sesso: questa evoluzione «pilotata» non era stata prevista da Darwin. Lei come la considera?
«È un fenomeno. E una possibilità molto moderna. Ma si tratta di un fenomeno sociale».
Chi deve essere educato alla scienza e ai suoi valori?
«Mi piacerebbe vedere più scienziati in politica e molti più politici preparati in campo scientifico: in Gran Bretagna ce ne sono pochi e lo stesso vale in America e credo sia così per l’Italia. Spesso il background di molti politici è giuridico, il che è molto triste. Ovviamente tutti, anche la gente comune, dovrebbero essere educati al sapere scientifico: non solo perché è utile, ma perché è elettrizzante. Vivi una vita più piena, più realizzata, se capisci la scienza e quindi la natura dei processi vicini a te, oltre ai processi fisici e cosmologici: da quelli che hanno dato origine all’Universo a quelli biologici dell’evoluzione che hanno dato luogo alla vita».
Pensa di entrare in politica?
«No. In questo campo non ho speranze».